domenica 27 settembre 2009

Complementi (ciò che si aggiunge ad una cosa per completarla)

Oggi, domenica, mi vedo con Henton alle 13 per andare a mangiare qualcosa insieme e discutere. Siamo in una fase in cui abbiamo ancora molto da raccontarci l'uno dell'altro anche se la stima, almeno da parte mia, è gia totale. Ci incontriamo di fronte al negozio Linda Line (traghetti per Helsinki) nel centro commerciale Kaubamaja.. Io giacca beige e pantoloni rossi, lui giacca rossa e pantaloni beige. Visti da distante sembriamo una scacchiera ma è un problema degli altri! Complementi. Andiamo al mio posto preferito, l'ormai famoso Vapiano, dove la pizza è proprio buona e si può giocare a rifinirla con le piantine aromatiche sopra i grandi tavoloni di legno chiaro. Lui poi è sempre contento di andare lì perche è un affezionato del loro caffè espresso piu dolcetto di fine pasto a 50 EEK. Ciò che mi affascina di Henton è che è strepitosamente semplice, a suo agio in ogni situazione, competente in ogni materia, è al suo posto ovunque si trovi. Si vede che ha una grande forza e tranquillità dentro di lui. Parla sei lingue, è un console dopotutto, una persona importante. Ma la sua tranquillità non arriva dalle cariche o dall'importanza sociale. Sembra non avere domande. Il pranzo con lui è sempre piacevole perchè si salta di argomento in argomento con grande agilità. Per lui lavorare, discutere, mangiare, conoscere..tutte queste attività fan parte della stessa attività principale che è vivere. Non c'è tempo per una o per l'altra cosa, tutto è mescolato insieme, cosicchè ogni azione è sostenuta dalle altre. Mi piace molto questo suo modo di fare, non ci si sente mai imbrigliati. Ho iniziato a leggere Heidegger in quinta superiore sperando di aver la forza per arrivare alla fine di “che cos'è metafisica?”..in realtà la forza a quel tempo non era in me, e forse quel libro non rispondeva a nessuna domanda mia di quell'epoca. Per quel motivo, principalmente, mi fermai alla pagina 20. Nel far la valigia per Tallinn “che cos'è metafisica?” è stata una delle prime cose a finirci dentro, sapevo che li avrei trovato alcune risposte. In quello scritto abbastanza breve Heidegger prova a definire la metafisica come l'impianto principale della filosofia, sostenuta dal dualismo fra “l'ente” e il “niente”. Complementi. Sciocchezze formali, solo apparentemente. In realtà a leggere quel libro con la coscenza di oggi il grande tema affrontato crea un divenire di tensione verso alcuni interrogativi ulteriori... è tutto finito ciò che osserviamo? Ha senso continuare a valutare e descrivere la realtà solo con la logica e la ragione? Non serve forse una nuova chiave di lettura dell'esistenza? Purtroppo queste considerazioni sono i temi aperti con i quali il filosofo conclude la sua opera e lascia il lettore solo, senza dare una risposta compiuta. Sempre più spesso mi succede che nel cercare la risposta ad una domanda in realtà spalanco la porta a numerose altre domande, senza arrivare alla conclusione di niente. La domanda si trasforma in altre mille domande. E le risposte, dove sono? Henton mi propone dopo pranzo di andare al Kumu, museo di arte contemporanea estone situato nel grande parco del Kadriorg. Continuo a osservarlo e a invidiare la sua tranquillità, non perchè io non sia sereno, ma perchè sembra che lui non abbia domande. Lui sa dove sono le cose e sa dove andare a cercarle. Io mi sento come un bambino nella sua stanza dei giochi in disordine. Sa che lì dentro c'è tutto, ma deve aprire ogni cassetto ed affannarsi per trovare ciò che sta cercando, e che poi magari aveva davanti al naso chissà da quanto tempo. Il Kumu è un opera molto recente di un architetto estone che ha saputo magnificamente coniugare pietra, legno di quercia, forme tonde, spazi pieni e spazi vuoti, vetro e acciaio. L'interno è un po a metà fra il cortile chiuso del British Museum e lo spazio curvo del Guggheneim di NY. Dentro convivono l'arte repressa estone e la propaganda del periodo della dominazione sovietica come due facce della stessa realtà. Complementi. Anche qui con grande semplicità Henton mi fa comprendere il significato delle opere. Lui rende semplice ciò che è molto complesso, io rendo complesso ciò che può esser spiegato semplicemente. Anche io e lui, forse, siamo complementi. Un unione binaria di domande e risposte, di caos e di ordine, di ricerca e di stabilità.L'obiettivo da oggi è aprirsi a nuovi linguaggi, allargare lo spazio proprio e includere anche ciò che prima non c'era. Far diventare il Niente di Heidegger sempre più piccolo e portarlo un po alla volta dentro all'Ente, fintanto che il Niente sarà davvero Niente e il mio spazio comprenderà la risposta ad ogni domanda.E' solo una questione di spazi da ingrandire. Leggere la realtà con altri occhi e altre aspettative, unire alla logica e alla ragione lo spazio dell'anima e vedere cosa succede li dove ci sono i complementi.

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