venerdì 16 dicembre 2011

nel mio cielo (quello che doveva essere "l'ultimo volo")

Ci siamo di nuovo, e’ di nuovo Natale.
La ciclicita’ delle stagioni nella mia testa l’ho sempre raffigurata come un anello in cui dicembre e’ il punto piu alto.. poi si scivola giu con l’inverno verso la primavera, in estate siamo nel punto piu basso, li dove l’anello forma una culla e ci sentiamo coccolati dal sole, per poi risalire verso i mesi piu bui.
Ci siamo di nuovo, nel punto piu alto.
E anche quest’anno mi ritrovo con la valigia in mano. Questa volta e’ piu pesante, si fa fatica a chiuderla, contiene tutto quel che mi posso portare appresso. Immagini, sensazioni, esperienze, profumi. Speranze coltivate, vocali di una lingua affascinante, sogni inseguiti.
Non ci sara’ una valigia di ritorno in Estonia.
Ho preso tutto, e indietro non si torna. Ho caricato la zattera con tutto cio’ che puo essermi utile in mare aperto e ricomincio a sfidare le onde. Ho portato per colorare le notti buie di navigazione una tavolozza coi i colori che mi hanno accompagnato in questi anni: il bianco dei ghiacci fino all’orizzonte del mare del nord, il verde dei prati di Vigala in giugno, il giallo dei campi di colza fuori Tallinn, l’azzurro acciecante del cielo d’estate, l’ocra dei sentieri nel bosco di Harku.
Siamo di nuovo al porto, pronti a salpare. Ma questa volta il viaggio e’ di sola andata verso la vita che verra’.
Non mi sembra di stare tornando indietro, non sto tornando a casa. Questa e’ una sensazione che proprio non vivo. Mi sembra piuttosto il passo necessario a incontrare altri colori, i colori che in Estonia proprio non c’erano.
Si va avanti, non indietro. Forse possiamo viverla come la chiusura del cerchio e il ritorno al punto naturale di partenza. Per ripartire.
Ventisette mesi fa vedevo nebbia a me davanti, ben sapevo cio’ che avrei lasciato ma non sapevo dare forma a cio’ che avrei trovato, a chi avrei trovato, al di la del mare.
Mesi nei quali ho imparato a orientare la zattera, a determinare la traiettoria, a non lasciarla in balia delle tempeste. Perche noi siamo capitani di noi stessi, ed e’ nostra la responsabilita’ di indirizzare la nostra vita. Il capitano che non sa dare la traiettoria alla propria barca ha la responsabilita’ della deriva.
Certo per orientare la propria vita bisogna capire chi si e’ e che cosa sia la vita. Bisogna saper dare valore a cio’ che ci accade o che e’ accaduto vicino a noi. Bisogna dar significato a gesti per molto tempo scontati, a comportamenti ritenuti normali. Bisogna capire cosa significhi guadagnare fiducia, inseguire speranze, mettere in discussione certezze. Bisogna ripartire da capo, rinascere come bambini e reimparare da zero a orientarci in un mondo nuovo. Un mondo in cui l’individuo e’ solo se non impara a interagire e non si sente parte del mondo, parte del progetto. Un mondo in cui gli ostacoli sono tanti e sono li per essere superati, affrontandoli e non facendoci il giro.
Nella difficolta l’Uomo scopre il meglio di se, se ha fame di vita, e trova cio’ che e’ dentro di se ha sete di consapevolezza.
Ventisette mesi fa. Ora, piu di allora, ho chiaro quale sia la strada da percorrere, dove voglia andare e con chi.
Non tutto nel cielo sopra di me e’ rimasto uguale. Tante stelle si sono affievolite. Punti di luce spesso riflessa quando il sole e’ vicino, che si affievoliscono o si spengono del tutto quando la fonte di luce si allontana. Satelliti, che ruotano intorno a centri di gravita’ piu forti di loro. Persone sopravvalutate che avranno nel frattempo gia trovato altri soli.
Soli.
Altre costellazioni invece sono state punti di grande riferimento.
La costellazione famiglia, formata di stelle che muovono sempre coerenti e col passare del tempo diventano piu luminose, coese, cariche di personalita. Riferimenti costanti, vettori di sicurezza, rifugio e radici. E’ la costellazione che mi tiene i piedi e a terra e mi da la sicurezza per andare lontano. Sono individui che formano un insieme sempre piu armonioso. Sono il mio obiettivo, li dove voglio arrivare. Sono stati in molti mesi di pensieri e riflessioni il sostegno piu forte.
La costellazione Amici, densa come non mai nonostante alcune luci si siano spente e altre di molto affievolite. Ma chi c’e stato in questo viaggio, e’ stato vero riferimento, presente. Ognuno a modo suo, ognuno con il suo linguaggio, le sue abitudini, le sue indicazioni, le sue emozioni. Stelle fra di loro magari distanti, ma che formano insieme una trama nel cielo che e’ sostegno nell’incertezza del mare. Stelle pronte a sacrificare il proprio movimento per dare un punto di appoggio in piu, se necessario. In questo periodo veramente si sono rivelate le nature profonde dei legami. La distanza toglie la maschera ai rapporti fra le persone. E scopre cosa ci sia nel profondo degli occhi.
E ho scoperto cosi che le conferme piu emozionanti sono arrivate da chi ha condiviso con me momenti pedalati. Un Angelo Custode (hobbista) di nome Fabrizio, un Capitano (fuso) di nome Ivan, un Maestro (senza tempo ne segretaria) di nome Andrea, un Campione (di coppiana eleganza) di nome Cristiano, un Cuocodellanazionale (esperto di peoci) di nome Massi, un Motivatore (fungaiolo eccelso) di nome Marco, un Mediatore (dal passo costante) di nome Luca, un Polacco (socio moralizzatore) di nome Giovanni. Tutti soli che fanno della sofferenza il senso della gioia, che corrono per dare significato al respirare, inseguendo i profumi del vento.
Andiamo a prenderci cio’ che abbiamo lasciato per strada in questi mesi: il brivido di una discesa, la cima di ogni salita, le chiaccherate a volte rumorose a volte silenziose nelle colline del nostro prosecco.
Andiamo a prenderci il traguardo di Treviso, a cinque anni esatti dal momento in cui nel cielo si e’ illuminata per sempre la stella di nome Gino.
Andiamo a sfrecciare nell’arena di Feltre, ricordandoci di chi al buio si dimentica di respirare.
E poi Feltre ancora, una settimana dopo. Cesenatico e i suoi nove colli. Per arrivare con fame alla Granseola, al suono di maialini e tappi a corona.
I tre minuti e quarantadue secondi piu belli del duemilanove, sono stati e saranno sempre l’essenza del mio pedalare. E le tue parole in chiusura Ivan, sono il piu grande insegnamento che io abbia ricevuto da un Amico fino ad oggi. Il tempo per me si e’ fermato al nostro traguardo di Piazza Maggiore.

Il mio cielo e’ molto luminoso e piu luce c’e’ in cielo e piu sicuro mi sento io.
Del mio cielo posso essere fiero, e’ la mia grande ricchezza.
Non tutte le stelle sono uguali pero’.
Ci sono stelle che danno conforto o riferimento, e stelle che segnano la direzione.
Ci sono stelle che aiutano a leggere i carteggi, e stelle meta stessa del navigare.

Queste seconde stelle hanno la particolarita’ di rendere compiuto o incompiuto un viaggio.
Sono la destinazione a cui tendere, e mai un miraggio.
Sono il motivo stesso del mettersi e rimettersi in moto.
Sono immagine fissa come dopo il click di una foto.
Sono cio’ per cui siamo capitati in questo sconosciuto mare.
Sono cio’ per cui ha un cosi bel significato la parola Amare.
Sono l’essenza del sogno, la realizzazione del Progetto.
Sono soggetto, verbo e complemento oggetto.
Sono il sonno perso e il sorriso sempre ritrovato.
Sono il domani a partire da oggi: buffo, bianco e un po improvvisato.
Sono tante polpette tutte da assaporare.
E’ solo una la Mia Stella, e’ la mia Stella Polare.






(Ho voluto riscrivere per un ultima volta, traducendo nel linguaggio che ho sempre usato nel blog il dove sono e siamo ora in un momento cosi atteso da tutti, e il dove siamo diretti. Grazie a tutte le persone che ho citato non mi sono mai sentito solo nonostante la enorme distanza che ci separava. Perche sono i progetti a dare significato alla vita delle persone e dal momento che ce ne sono sempre stati con ognuno di voi io mi sono sempre sentito vivo e pieno di futuro, anche nei momenti piu duri.
Devo e voglio con tutto il mio cuore dedicare questa ultima pagina al mio fratello maggiore Fabrizio per tutto quello che per me ha fatto, detto, aspettato, sostenuto in questi mesi. Non sai quante volte pedalando da solo in Estonia ho chiuso gli occhi e immaginato il nostro primo traguardo insieme, per mano. Mancano 6 mesi e poi sara’ realta’. In tutti quei momenti, come adesso, ho sentito un brivido e mi e’ scesa una lacrima. Grazie davvero, ti devo molto.
Non me ne voglia la mia splendida sorellina per aver dato del „fratello“ a Fabrizio, sei tu l’unica mia sorellina e spero che il nostro rapporto cresca e diventi una roccia.
Non me ne vogliano le altre persone citate, tutte unicamente importanti.
E non me ne voglia Stella alla quale voglio dedicare qualcosa di piu grande se lei lo vorra’, la mia vita)