mercoledì 17 marzo 2010

17 marzo

Il 17 settembre, 6 mesi fa, partivo per l'Estonia. Pioveva ed era un giovedi.
Oggi 17 marzo, Tallinn è coccolata dall'ennesima bianchissima nevicata. Siamo ancora sottozero ma ben venti gradi sopra ai rigori dell'inverno che, con buona probabilità, dovrebbe essere alle spalle.
Quando scende la neve e la si guarda dalla finestra l'atteggiamento e lo sguardo sono quelli dell'attesa. Si aspetta che il tempo migliori, che i prati tornino verdi, che arrivi qualcosa di buono dal futuro. Si aspetta di conoscere chi non si conosce, di vedere ciò che ancora non si è visto, di assaporare emozioni nuove. La neve è una pennellata di bianco in un muro sporco. Messa lì per riportare tutto com'era, per far ripartire il nastro.
Io sto aspettando qualche buon ritorno dalla fiera di domani. Sto aspettando una lettera elettronica.
E sto aspettando di tornare a casa per il periodo di Pasqua, per varie ragioni. La prima è appesa in cielo e illumina le notti ad ogni latitudine. Poi c'e la sfida dei muri fiamminghi, inseguita da un paio di anni, coltivata in questo inverno senza pedalare all'aperto, preparata in solitudine. E poi le persone, che ritrovo con sempre maggior piacere, con voglia di trascorrere del buon tempo insieme.
Il tempo e lo spazio sono elementi della stessa onda mi spiegavano Anastasio e Pietro. Verissimo. In questo fisica e filosofia sono vicine come mai. Piu ci si avvicina all'essenza, all'origine, agli elementi primari, e piu sono intimamente legate.
Per questo motivo mi sento vicino a tutto, sei mesi dopo. C'è continuità in quello che sto facendo rispetto a ciò che facevo prima, il divenire ha solo trasformato, traslato, spostato. Ma son ancora nella stessa onda, la mia. La zattera che prima era al porto sta cavalcando da sempre la stessa onda, che man mano che ci si allontana dall'approdo sicuro diventa piu grande, ma è sempre lei.
Gli scossoni son sempre maggiori, la velocità e gli spazi dei cambiamenti si stanno amplificando. E' per questo che tutto mi sembra vicino, perche raggiungibile in sempre minor tempo.
Ma c'è qualcosa che abita in un mondo parallelo, immutabile. Sono i sentimenti. Loro non cambiano mai, non sono influenzati dall'onda spazio-tempo. Siamo noi che attraverso lo spazio e il tempo saltiamo da uno stato d'animo all'altro. Loro sono li. Immutabili, eterni. Noi ci allontaniamo e ci avviciniamo ad ognuno di loro con ciclico disordine. Sono i magneti della nostra bussola, i venti del nostro navigare. E' per loro che alziamo le vele e speriamo che le onde ci sospingano nella direzione che desideriamo.
Oggi, 17 marzo, sono in mare aperto. Avanti tutta.

(auguri maestra Angela)

sabato 13 marzo 2010

Natura

Questa mattina andando verso Vigala il miei occhi erano pieni di primavera. La lingua di strada che attraversa la foresta era teatro di uno spettacolo bellissimo, il risveglio della Natura. A piccoli passi, ma la direzione è segnata. Nel cielo azzurrissimo le nuvole candide iniziano la loro rincorsa al sole, e si muovono veloci. Gli alberi giocano a svestire il mantello bianco dell'inverno per indossare il verde della nuova stagione. Il sole è un regalo dorato che sembra finalmente riscaldare dopo un inverno di timidezza. Quel che rinasce sono i colori, si esce dall'uniforme bianco dell'inverno e la tavolozza riprende sentimento. Mi sono sentito silenziosamente parte della Natura. Non riuscivo a cogliere il confine fra me e Lei, è stata un emozione autentica.
La primavera qui è diversa, non vanno fatti paragoni. E' più lenta, è piu corta, è meno spumeggiante. E' come tutti gli estoni, timida. Se chiudo gli occhi immaginno davanti le primule e le violette nei tornanti al sole del S.Lorenzo. Qui le forme e i colori sono diversi, si fanno attendere e desiderare di più. Tanto che, spiaggia mare e cielo sono indistinguibili..ancora uniformemente bianchi. Ma ogni cosa a suo tempo. Il tempo, prezioso, va rispettato. E vissuto in ogni istante. Perchè il presente (in ogni lingua) è "un regalo".

lunedì 8 marzo 2010

Ricomincio da qui

Un mesetto che non scrivo e non voglio riassumere ma ripartire. "Riparto da qui", la canzone di Malika Aylane che l'attento Andrea mi ha consigliato di ascoltare.
C'è da ripartire? si, decisamente si.
Stoccolma, da cui sono appena tornato, è una città sorprendentemente azzeccata. E Andrea e Paolo (Anastasio e Pietro) due persone per me davvero importanti, presenti ieri oggi e domani.
Si riparte quando ci si ferma o quando si rallenta, a volte di perde la direzione, a volte si perde la spinta, l'inerzia. E allora due ingenieri possono aiutare, con il loro approccio causa-effetto a far ripartire la macchina.
Riparto da loro, dall'importanza di sentire dei riferimenti forti.
Io sono un criticone, lo sono sempre stato, mi piace ribaltare i punti di vista. Mi piace provare a togliere i riferimenti per capire se il sistema regge oppure no, se tutto torna alla propria posizione originale, se una posizione originale esiste. Vivendo lontano da casa, fuori dall'ambiente che per me è stato di riferimento per 27 anni, è facile metterlo in discussione.
Venendo al concreto, di fronte ad una bistecca in una bella Steak House di Stoccolma, sono riuscito a "litigare" con Paolino sulla superiorità culturale dell'Africa o della Cina rispetto alla nostra cultura. Ciò che sostenevo era che la centralità dell'essere sull'avere di quei popoli mi faceva presupporre che pur essendo economicamente e scientificamente piu arretrati in realtà il loro equilibrio e il rispetto per l'individuo siano maggiori.
La risposta di Paolino, è stata giustamente una difesa del progresso tecnico-scientifico e di tutti i benefici che questo ha portato. Andrea, ha svolto il ruolo di mediatore-provocatore, con efficacia.
Alla fine, Paolino mi ha detto:"certo che hai proprio una bella confusione in testa, tu non hai nessuna base su cui costruire la tua vita". E ha perfettamente ragione.
Credo, in questo momento, di vivere un "relativismo totale".
E per questo, nel grande mare in cui galleggia la mia piccola zattera, bisogna trovare dei punti fermi per non essere travolti. Gli amici, ci sono, e sono una grande risorsa e un porto sicuro. Risorsa per il confronto, porto per il conforto.
E la grande ricchezza è la loro varietà: ognuno insostituibile.
Riparto da loro quindi, per sentire che la zattera può diventare vascello.
Essere una zattera nel mare non è facile come sostare, riparati, nel porto. Mettere in discussione tutto è proprio questo, è partire, è affrontare il mare che all'inizio quando ancora si vedono le lucine delle case lungo la costa lusinga perchè sembra calmo e accogliente. Poi allontanandoci un po, ci sembra di domare con facilità le sue onde ancora timide. Quando siamo in mare aperto, le raffiche diventano piu forti e ci si rende davvero conto di essere vulnerabili.
La vocazione a partire l'ho sempre avuta. Da piccolo, emulando la pubblicità della Chicco, ho messo una mela in un fazzoletto, legato all'estremità del bastone della scopa e volevo partire. Ero già sulla porta di casa quando la mamma mi ha detto "dove vai, Fabio?".
Ero e sono curioso.
E capisco ora che la metà di ogni viaggio è dentro di noi, e che se si arriva lì dove ci siamo prefissati all'inizio di arrivare significa che qualcosa è andato storto. Iniziare un viaggio significa essere pronti a cogliere i segnali e a cambiare mezzo e meta, se necessario. Questo è viaggiare, aprendosi ad ogni imprevisto e leggendolo come un segnale.
Ha fascino la vita, vissuta così. E ci vuole coraggio a lasciare il porto con una piccola zattera. Ma fa parte del gioco, o almeno delle mie regole.
E ogni piccola zattera spera di trovare in mare aperto un'altra piccola zattera con la quale unire le travi per costruire un'imbarcazione più forte e affrontare, insieme, le insidie. Ma si sa che il mare è grande, le onde imponenti, le correnti imprevedibili. E' difficile che due piccole zattere si incontrino, con tutto lo spazio che c'è.
Io comunque continuo a navigare.

Grazie ancora Anastasio e Pietro