Il 17 settembre, 6 mesi fa, partivo per l'Estonia. Pioveva ed era un giovedi.
Oggi 17 marzo, Tallinn è coccolata dall'ennesima bianchissima nevicata. Siamo ancora sottozero ma ben venti gradi sopra ai rigori dell'inverno che, con buona probabilità, dovrebbe essere alle spalle.
Quando scende la neve e la si guarda dalla finestra l'atteggiamento e lo sguardo sono quelli dell'attesa. Si aspetta che il tempo migliori, che i prati tornino verdi, che arrivi qualcosa di buono dal futuro. Si aspetta di conoscere chi non si conosce, di vedere ciò che ancora non si è visto, di assaporare emozioni nuove. La neve è una pennellata di bianco in un muro sporco. Messa lì per riportare tutto com'era, per far ripartire il nastro.
Io sto aspettando qualche buon ritorno dalla fiera di domani. Sto aspettando una lettera elettronica.
E sto aspettando di tornare a casa per il periodo di Pasqua, per varie ragioni. La prima è appesa in cielo e illumina le notti ad ogni latitudine. Poi c'e la sfida dei muri fiamminghi, inseguita da un paio di anni, coltivata in questo inverno senza pedalare all'aperto, preparata in solitudine. E poi le persone, che ritrovo con sempre maggior piacere, con voglia di trascorrere del buon tempo insieme.
Il tempo e lo spazio sono elementi della stessa onda mi spiegavano Anastasio e Pietro. Verissimo. In questo fisica e filosofia sono vicine come mai. Piu ci si avvicina all'essenza, all'origine, agli elementi primari, e piu sono intimamente legate.
Per questo motivo mi sento vicino a tutto, sei mesi dopo. C'è continuità in quello che sto facendo rispetto a ciò che facevo prima, il divenire ha solo trasformato, traslato, spostato. Ma son ancora nella stessa onda, la mia. La zattera che prima era al porto sta cavalcando da sempre la stessa onda, che man mano che ci si allontana dall'approdo sicuro diventa piu grande, ma è sempre lei.
Gli scossoni son sempre maggiori, la velocità e gli spazi dei cambiamenti si stanno amplificando. E' per questo che tutto mi sembra vicino, perche raggiungibile in sempre minor tempo.
Ma c'è qualcosa che abita in un mondo parallelo, immutabile. Sono i sentimenti. Loro non cambiano mai, non sono influenzati dall'onda spazio-tempo. Siamo noi che attraverso lo spazio e il tempo saltiamo da uno stato d'animo all'altro. Loro sono li. Immutabili, eterni. Noi ci allontaniamo e ci avviciniamo ad ognuno di loro con ciclico disordine. Sono i magneti della nostra bussola, i venti del nostro navigare. E' per loro che alziamo le vele e speriamo che le onde ci sospingano nella direzione che desideriamo.
Oggi, 17 marzo, sono in mare aperto. Avanti tutta.
(auguri maestra Angela)
mercoledì 17 marzo 2010
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Miiiiiiiinchia quanta poesia in questo blog
RispondiElimina(che guardo per la prima volta).
Ma qua bisognera' anche produrre, produrre, produrre (altrimenti non arrivano ne' le
pagnotte, ne' le fagiane, ne' i biglietti di sola andata)!!!
Basi,
Masa
no Masa, il lavoro non dev'essere la condanna, ne la privazione di tempo per altre cose, ne l'espiazione. c'e spazio per tutto, anche per lavorare. questo è il mio piccolo pensiero..
RispondiEliminagrazie per il tuo contributo, chiarificheremo la nostra visione sulla strada per damasco :)
Sibblu