venerdì 9 aprile 2010

Riga, 22.52

Aeroporto deserto, una musichetta da lounge bar in sottofondo, l'atmosfera di un locale che sta per chiudere. Fuori piove, le gocce scivolano nelle grandi vetrate affacciate sulla pista. Mangio qualcosa, l'occhio cade sullo scontrino, il numero 444 della giornata. Numero pari, sarà un segno, a me favorevole.

Fra un ora ho l'aereo che mi porterà per la quinta volta a Tallinn. Atterrare lì è una sensazione che conosco bene, ormai familiare, consueta.

Le gocce di pioggia continuano a cadere, sottili, e formano dei piccoli cerchi quando si scontrano con le pozzanghere sull'asfalto nero. E' così ovunque, a tutte le latitudini. La natura segue le stesse regole in ogni angolo di pianeta.

Ho iniziato a leggere “il cammino di santiago”, ancora Coelho. Un autore che fino ad un anno fa non avrei sopportato, visionario e surrealista com'è. Ma è grazie a lui che ho iniziato ad osservare i segni della natura con occhio diverso. Ogni goccia nella pozzanghera è parte di un disegno piu grande, l'insignificante elemento che completa l'insieme in modo determinante.

La mia concezione razionalista finalmente ha trovato il suo limite, si è consumata nell'essenza e nell'indeterminatezza di risposte troppo precise, senza poesia.

Ora vedo poesia ovunque.

Nella goccia di pioggia nella pozzanghera, nella rottura di un pedale, nello sguardo di uno sconosciuto. E quando si apre il cassetto della poesia il tutto diventa infinito.

Due frasi nelle prime pagine del “cammino” mi hanno turbato, colpito.

Nella prima ritrovo perfettamente i concetti che proprio qui scrivevo solo un mese fa.

E' piu sicura l'imbarcazione nel porto, ma non è per questo che le barche sono state costruite”.

Navigare in mare aperto, guardare il mondo con curiosità.

La seconda è quanto di piu vicino ci sia al pensiero di Ivan che chiude il nostro video '09. “

Lo straordinario sta nel cammino delle persone comuni”.

Sembrano in antitesi le due frasi, ma non lo sono. Navigare per capire che lo straordinario ci è di fianco e non davanti. Ogni nuovo porto è un passaggio, ogni onda uno strumento, ogni tempesta una prova. Abbiamo già tutto ciò che potevamo sognare, appunto.

Si, ora me ne accorgo.

Ora capisco i perchè dei turbamenti e delle sofferenze.

Ora, guardando alla natura per riconoscerne i segni e la poesia, vedo che i puntini disordinati della mia vita, se uniti danno un disegno bellissimo. E sento tanto calore di fianco a me, una luce che illumina il mio navigare. Non mi servono bussola o carteggi, guardo alla luce, so che è li per me.

E sento che ritornare a Tallinn, per la quinta volta ha un sapore del tutto nuovo. Finalmente ha un perchè non economico. Finalmente, se guardo indietro, posso dire che ogni scelta è stata più che giusta. Molte istintive, ma l'istinto sa da che parte ci si salva.

Sembrava tutto senza senso, finche il senso non mi è apparso di fronte, improvvisamente.

Kapelmuur, il prima e il dopo.

Ancora la bicicletta a traghettarmi al di la del fiume. Sotto un diluvio il senso del passaggio in un sabato di Pasqua in strade piene di fango e pietre. A far vibrare l'anima per ricordarmi che è piu grande del corpo, che molto spesso non riesce a contenerla.

Ancora più indietro, un giorno di fine agosto, l'incontro con il mio angelo custode che di nome fa Fabrizio e mi insegna ogni giorno ad essere generoso e semplice. Ancora grazie alla bicicletta, senza la quale oggi non scriverei queste parole.

Mi guardo indietro: vedo tanta strada fatta, tanto sudore nelle salite assolate d'estate, sforzi a volte insopportabili. E vedo gli incontri che grazie a tanto peregrinare in sella mi hanno cambiato. Vedo Ivan, vedo Cristiano, vedo Marco, vedo Fabrizio. Vedo Andrea. Ogni incontro messo lì per dare una pennellata al quadro, in attesa della cornice.

Mi giro indietro e vedo un lavoro prestigioso ma sterile e la decisione di volare in riva al Baltico.

La voglia di condividere le giornate attraverso un blog che via via è diventato cronaca interiore piu che cronaca esterna.

Mi giro indietro e vedo il fine settimana nel quale le mie certezze hanno toccato il minimo, nel gelo assolato di Stoccolma, con due amici veri. Ma dai minimi si rimbalza, me lo ha insegnato la finanza, che prima che soldi è psicologia, paure ed euforia.

E proprio nel momento in cui Coelho mi insegnava che ogni partenza ha come meta un luogo diverso dalla destinazione, ho scoperto anch'io che il mio grande tesoro mi aspettava molto vicino, in un luogo conosciuto.

E allora unendo tutti i puntini, tutti gli incontri, tutte le decisioni prese, tutti i patimenti, tutte le strade percorse.. il disegno si fa nitido.

E illumina il mio navigare.

Talmente nitido che da un senso, compiuto, a questo blog. Talmente compiuto da farmi riflettere sul continuare o meno a scrivere. Sembra un cerchio chiuso. Sembra perfetto così, senza nulla di più.

Ma forse le pagine più belle, ora che la luce c'è e indica chiaramente la via, saranno ancora da scrivere.

Ed è con questo spirito, con questo nuovo ottimismo, con questa rinnovata forza che si continua.

Nel blog e nella navigazione, senza bussola e senza carteggio.

2 commenti:

  1. Christian Beltramini11 aprile 2010 alle ore 12:27

    Continuo a rimanere stregato dalla magia dei tuoi racconti.. come quando si era bambini e ci raccontavano le favole..

    RispondiElimina
  2. si chiama catarsi: svela un disegno che fino ad allora si presentava come un insieme di avvenimenti caotici vissuti perlopiù di "pancia". avviene spesso quando l'amore si avvicina e poi esplode. goditi e vivi fino in fondo questo momento di aria piena e vibrante sono uno dei migliori doni della vita quando miracolosamente riesci a captare anche il respiro degli alberi. se sarai troppo idealista e rigido a breve comincerai a vedere anche il rovescio della medaglia e più sarai te stesso e più ti si riveleranno anche i nemici. comunque complimenti bel post

    quello del forum che ti ha incrociato sul per il cansiglio mercoledì

    RispondiElimina