mercoledì 12 maggio 2010

"Buona strada", le parole del ciclista francese

"Dopo essersi infilato la mantellina ed aver assaporato l'ultimo pezzetto di crostata al cioccolato ripartì con le parole del ciclista francese che gli martellavano nella testa.
Come sempre, ad ogni vetta raggiunta, il magone si fa intenso. La salita è una metafora meravigliosa ed ha un unico grande difetto: una volta raggiunta la cima non si può che scendere. Chissà poi se è un difetto, questo. Fa parte della metafora.. quando hai tutto può perdere tutto, ma qui c'è un rafforzativo, quando hai raggiunto la quota massima la devi perdere, non c'è alternativa. Ed è per questo che il tempo soggettivo del salire va assaporato con tutto l'amaro della fatica in bocca, si sta guadagnando l'emozione del traguardo prefissato ben consci che una volta su, alla gioia del salire, subentrerà la tristezza del dover scendere.
Il vento è decisamente frizzante lassu, lo strato di umidità che copre la pianura è come il tappo del contenitore nel quale tutti devono vivere e dentro il quale le regole superano le emozioni. Quando si riesce ad andarci sopra è il cuore a comandare. Ecco perchè c'è tristezza nello scendere, ci si ritorna ad allacciare le cinture della conformità, dell'essere come gli altri si aspettano tu sia.
Eppure è strada anche la discesa. E per la prima volta, grazie alle semplici parole di augurio del ciclista francese, cercò di dare un senso positivo allo scendere, al perdere quota, al ritornare alla partenza.
Forse la chiave di lettura è il prendere coscienza.
Era una giornata speciale per lui, la sentiva tutta sua, si sentiva di poter vivere quelle ore come realmente desiderava di viverle. E la programmava da tempo: le ferie al lavoro, gli occhi sulla cartina già da qualche sera prima, la sensazione di massima libertà già sulla pelle. La scelta della destinazione andava sempre verso una vetta con un significato particolare, ogni anno diverso, ogni anno più intenso.
Il 13 maggio gli ha sempre regalato il sole, il profumo intenso di fiori, le montagne chiare da sembrare ancora più vicine, il cielo ripulito dal vento di primavera”

Questo era ciò che scrivevo l'anno scorso al ritorno dal mio giro di compleanno, sul Monte Cesen.
Da un anno è cambiato proprio tutto: ora la strada non è fatta di asfalto ma, finalmente, di persone, di sentimenti, di passione, di vita.

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